martedì 10 maggio 2011

Siamo come siamo

Più che nato, sono stato abortito. Ecco, io mi considero a tutti gli effetti un aborto vivente.
Quando sono nato? Ma il tempo non esiste. Non mi sento nato e non mi sento cristiano, tantomeno cattolico. Non festeggio, nè lutteggio i miei anniversri. In quanto all'anagrafe, rifiuto categoricamente certificati e date, imputabili semmai a quello sfaccendato di Aloysius Lilius.
Un mascalzone patentato, medico e astronomo. Gregorio XIII gli commissionò nel 1582 la stesura del progetto da cui sortì quell'orrore metafisico che è il calendario gregoriano, riforma contabilmente più precisina del precedente calendario giuliano.
Detesto qualunque calendario che si dica religioso ma è solo ritual-mondano-fantastico-ecclesiale. Vorrebbe sacralizzare il tempo e lo riduce a carnet festivaliero, che la mia persona estetica non può che disdegnare. Una convenzione che emana lezzo ontologico. Di sacro, ieratico, non ha proprio niente.
Preseguo da sempre lo smarrimento delle genti; la storia non mi riguarda. Il calendario è una muraglia cinese contro l'innocenza del divenire, che non dovrebbe ammettere certificazioni come la carta del tempo. La carta del tempo è un'invenzione delle culture agricole e io fui abortito in Magna Grecia, terra nomade per eccellenza.
Ha ragione Schopenhauer: il sospiro degli innamorati è in realtà la specie che vagisce. Non esiste la copula, è la specie che bussa. Quelli fottono, la specie batte, reclama il suo diritto a questo basso continuo da fognatura, che è la sorte dell'umano escremento. In qualche altra vita sarò Philippe le Bel e convocherò a Napoli Gregorio XIII per dargli due schiaffi. A lui e ad Aloysius.
Tornando all'aborto che sono, dirò con Laforgue:
"Mays nous y sommes / tenons-nous-y".

4 commenti:

  1. Credo che ci sono anime che non sono nate nel tempo giusto, perse in un tempo che non è il loro.
    Ti capisco, io sono una fuori tempo, sono di un passato che ancora ha radici nel mio pensare e ne soffro parecchio, ma camma fà, ci tocca sto secolo di schifezze etiche e di morale immorale senza una direzione e con doppisensi e basta.
    Ma non sei un aborto, l'aborto è una morte tu sei vivo, maledettamente vivo, se mi consenti.
    Riguardo i sospiri che dice l'allegrone di Shopenahuer , direi che i sospiri degli innamorati sono quelli che fanno respirare nonostante lo smog del cuore , basta ascoltarli in silenzio.
    Un cordiale saluto sempre

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  2. Ehm ehm...nei tag "carte d'Artista", parla un artista che amo, ne sceglierò vari tra quelli che mi piacciono di più.
    Magari fossi un "aborto", sarebbe già un passo avanti rispetto a "precario" :-)))))

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  3. Beh, se ci pensi precari siamo sempre, basta una cellula impazzita, o un ubriaco in strada, o una vena che pompa male inconsapevolmente,o un balalisimo incidente inverosimile o anche un cuore spezzato che non si ricuce e puf! fine del film comunque, quindi direi che precario si ma morto mai!
    Coraggio, su, dai, oramai sei nato :-)))

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  4. ps mannaggia alla miseria, neanche so rileggere consapevolmente "banalissimo incidente"...vabbè sono veramente una acefala sto pomeriggio.
    Pardon prof

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