Il cuore è un deficiente.
Sarà pure un organo importante, prodigioso e indispensabile per la vita, ma è un deficiente.
Non regge assolutamente il confronto con il cervello, che è intelligente, ironico e creativo. Il cuore paragonato a lui è un povero analfabeta (e deficiente).
Ha tante qualità il cuore, non lo nego: romantico, poetico, generoso, sensibile e capace di captare qualsiasi vibrazione e indizi di cambiamento; pronto a battere per una giusta causa, una bella donna, innamorato dell’amore e dell’amicizia, ma è e resta un deficiente.
Non capisce cose che capirebbe anche un bambino. Non si arrende alle evidenze più evidenti, non crede a quello che in cuor suo sa già. Testardo, minchione, insomma proprio un deficiente.
Come definirlo altrimenti? Aspetta telefonate da una persona che non telefonerà mai, guarda il cellulare trentacinque volte al giorno per vedere s’è arrivato un sms che non arriverà mai…comportamenti che solo un deficiente può avere.
Vuole tornare indietro nel tempo, quando tutti sanno che è una cosa impossibile. Ricorda delle cose che vorrebbe cambiare, ma i ricordi sono quelli che sono e non si posso mutare. Al massimo si può cercare di obliarli, sarebbe un’azione saggia e invece no; più i ricordi sono tristi e dolorosi più lui si mette lì pensoso a rimembrarli. Che deficiente!
Il massimo della deficienza lo raggiunge quando s’abbraccia il cuscino. Una scena davvero patetica! Io gli domando Scusa, ma cosa stai facendo? Calore, risponde con un filo di voce, poi mi fissa con quella faccia da pesce lesso che si ritrova, arrossisce, comincia a pompare il sangue come fosse impazzito e si chiude in un ostinato mutismo.
Qualche settimana fa, ha toccato proprio l’apice della stupidità. Sentivo un singhiozzare sommesso provenire dal salone. Io ero in cucina a degustare pane e mortadella. Mi sono alzato e mi sono diretto verso il salone. Piano piano mi sono avvicinato alla porta e ho sbirciato nella stanza. Cos’hanno dovuto vedere i miei occhi! Una scena disgustosa! Quel deficiente del cuore stava piangendo su una fotografia! Ma perché? Che senso ha? Vi rendete conto di quanto è deficiente sto cuore? Ma perché? Quella volta non lo rimproverai per delicatezza, ma presi la ferma decisione di fare assolutamente qualcosa perché non si poteva certo andare avanti così.
Ho cercato di parlargli con calma, di fargli ascoltare la voce della ragione. Gli ho proposto di uscire, di distrarsi, magari di andare in un bar e prendersi una sbronza colossale, purché uscisse da quell’impasse.
L’altra sera siamo andati in un pub con degli amici. Eravamo circa una ventina di persone e c’erano pure sei ragazze di cui quattro single. Abbiamo ordinato delle birre alla spina e le patatine fritte che a lui piacciono tanto.
Durante la serata il cuore si è isolato da tutto e da tutti, fissava il boccale di birra con l’aria afflitta, non ha proferito parola, non ha riso alle battute degli amici, non ha degnato d’uno sguardo le ragazze e non ha neanche scherzato con la cameriera tettona.
Io cercavo di scuoterlo, ma inutilmente.
Qui ci vuole una terapia d’urto, pensai, bisogna affidarsi al famigerato “chiodo scaccia chiodo”.
Così l’indomani chiamo Valeria che è da un po’ che ci siamo conosciuti e ha mostrato della simpatia per me.
Le chiedo un appuntamento e sabato sera usciamo per cenare insieme.
Prima di andare a prendere a Valeria, faccio un discorsetto al cuore su come deve comportarsi; lui ascolta, annuisce senza essere troppo convinto ma promette di impegnarsi al massimo.
Valeria ritarda di mezzora, ma è un buon segno. Vuol dire che ci tiene a farsi bella per me.
Quando esce dal portone non posso fare a meno di notare che è davvero carina, quando mi vede sorride ed ha un sorriso meraviglioso e quando entra in macchina noto pure che ha un buon profumo.
Il cuore, intanto, non batte colpo.
Il ristorante che ho scelto è sul mare, la cucina è buona e il personale di ottimo livello.
A tavola la conversazione con Valeria fila che è un piacere, perché lei sa essere brillante e spiritosa e sa scegliere gli argomenti con molto gusto. Abbiamo molte cose in comune, specialmente un amore viscerale per il rock degli anni ’70.
Il cuore, intanto, non sembra per niente interessato a quello che succede.
Il vino scorre a fiumi perché sia a me che a lei piace bere, un violinista suona una melodia dolcissima e gli sguardi tra me e Valeria si fanno più intensi.
Il cuore, intanto, se ne sta per i fatti suoi.
Finita la cena, decidiamo di fare una passeggiata nel parco sito vicino al locale, in cielo c’è la luna e ci sono le stelle. Sono contento, va tutto a meraviglia.
Il cuore, intanto, sussulta. Sembra quasi scalciare.
- Che c’è? gli dico sotto voce.
- Voglio andare a casa.
- Sei per caso impazzito?
- Voglio andare a casa.
- Ma che dici? Sta andando tutto bene, ora facciamo sta passeggiatina con Valeria fino al muretto. Guarderemo il mare e il luccichio che la luce argentea della luna imperla su di esso, ci guarderemo negli occhi e…e poi dai, andiamo! Non ti preoccupare.
- Voglio andare a casa.
Ve l’ho già detto, vero, che è un gran testardo?
- Scusa, ma come faccio con Valeria? Che le dico?
- Non lo so e non me ne importa. Inventati una scusa qualunque, dille che hai mal di testa, fingi un attacco di diarrea, basta che torniamo a casa.
Niente da fare, non riesco a convincerlo in nessun modo e visto che davvero al cuor non si comanda, sono costretto a fare una epocale figura di merda con Valeria, ma almeno decido di dirle la verità, senza inventare stupide bugie.
- Valeria…
- Sì?
- Mi spiace, debbo riaccompagnarti a casa. Non me la sento, scusami.
Lei ha un lampo d’odio negli occhi, ma si contiene alla grande. Dice solo Ok andiamo, e si avvia verso la macchina.
Io la seguo. Non mi sono mai sentito così un verme in vita mia.
Durante il tragitto non vola una mosca, ce ne stiamo tutti e due in silenzio. Fermo l’auto vicino casa sua, lei apre la portiera, scende, poi si volta e dice Scordati il mio numero.
- Ecco fatto, dico al cuore, sei contento? Hai rovinato una bella serata e ferito Valeria che non si meritava un simile trattamento.
- Chissenefrega! Non m’importa di nessuna Valeria, voglio solo andare a casa e stare per i fatti miei!
- Ma perché? Non vedi che stai imboccando una strada triste e senza uscita?
- Lo so, forse mi occorre solo un po’ di tempo.
- Un po’ di tempo dice…ma che tempo e tempo! Di tempo ne hai avuto a tonnellate, ma non è cambiato niente! Ti stai comportando da cretino! Devi scuoterti, devi reagire! Possibile che ogni volta, anche per una stupidaggine, ti ferisci e ti blocchi come se fosse successo chissà che? Non sei un cuore da uomo, sei una femminuccia! Devi essere più combattivo, più veloce a guarire che cazzo! Devi cambiare!
- Come sei ingenuo. La mente può cambiare con l’età, le esperienze, l’istruzione, ma il cuore non cambia mai. Resta sempre quello. Hai dimenticato cosa scrive Schopenhauer in proposito?
Ero talmente arrabbiato che decisi di non continuare quella discussione e di tonare a casa.
Una volta lì, come prima cosa andai in bagno a sciacquarmi la faccia e poi presi dalla libreria un volume del vecchio Arthur.
Così quella serata si concluse con io che filosofavo in poltrona e quel deficiente del cuore ad abbracciarsi lo stramaledetto cuscino.
Innanzi tutto bel racconto terapeutico, eccellente direi sia nello scorrere della scrittura sia nella sincerità di pancia che si sente.
RispondiEliminaIl cuore...beh più che deficente secondo me è un sognatore sentimentale masochista ed egocentrico, anche in po' bastardo; la delusione proprio non la digerisce, questa è la verità e poi si sente con il dolore va a braccetto perchè gli piace essere consolato e coccolato. E poi è uno che nom ammette facilmente di aver sbagliato, è orgoglioso.
Ha bisogno di tempo e in questo la ragione non si deve arrendere e fargli capire che merita di più, molto di più di una Valeria qualunque che non si è accorta della sua sofferenza, sennò non si sarebbe comportata così.
Ah, e poi i cuori sono di due specie: quelli che guardano gli altri cuori e quelli che se ne fottono altamente.
Il tuo guarda.
Buon fine settimana spero meno filosofico e più epicureico.
Bello! Mi piace quando in un post si avvertono delle verità personali.
RispondiEliminaSe ci avessi messo un pò più di autoironia sarebbe stato perfetto.
Per quanto riguarda il "tema", ti ho già dedicato quel post.
PS
Salutami il deficiente :)
grazie Luce, i tuoi commenti son sempre molto intensi. buon weekend pure a te.
RispondiEliminaBipolady, grazie per la lettura e cmq sti post qui son tutty uork in progress.
già sto pensando, per esempio, nella scena con Valeria di far intervenire la voce di un altro "organo"....
come ci si libera di quel deficiente?!vorrei davvero saperlo.
RispondiEliminabello e surreale, anzi bello proprio per questo, il dialogo tra il cuore ed il cervello
non lo so.
RispondiEliminal'unica cosa in grado di offuscare il cuore e i suoi sentimenti è la povertà.
almeno così dice Puskin.
Bisogna tu incontri una che gli faccia di molti pompini a codesto cuore, ecco icchè gli ci vuole.
RispondiEliminaL. E.