giovedì 30 giugno 2011

Rapimento in famiglia e altri racconti

Innanzitutto mi scappello davanti a chi scrive come il mio compatriota John Fante.
Uno scrittore usa spesso la propria famiglia come serbatoio per le proprie storie, ma quando lo facciamo noi comuni mortali è solo insulso autobiografismo mentre i tipi come John ne fanno arte vera.
E grandi racconti.
Il volumetto di cui mi accingo a parlare ne contiene cinque.
Rapimento in famiglia (che dà il titolo alla raccolta) narra la storia del primo incontro dei genitori del narratore. Il bambino vuole che gli si racconti tutto, ma a mo' di favola e non si arrende finchè non la ottiene. Devo dire che anche io da bambino, vedendo una foto di mia madre da giovane e confrontandola con la donna che lavava i piatti in cucina, ho avuto una piccola stretta al cuore.
Muratore nella neve è incentrato sul padre e la sua difficoltà di stare fermo e di non poter lavorare a causa della neve che gli impedisce di svolgere il suo mestiere di fravecatore. Ci sono molti momenti buffi nel racconto, soprattutto quando leggiamo la descrizione delle "invenzioni" paterne e del suo maldestro modo di fare bricolage. Ma il sottofonfo è malinconico, come malinconica è la situazione in cui un uomo non può provvedere adeguatamente alla propria famiglia.
La canzonetta scema di mia madre è una storiella molto tenera. Il protagonista ruba del carbone in una bottega entrando dalla finestra insieme ad un complice. Entrambi vengono scoperti e arrestati. Siccome è un bambino il padre lo va a riprendere in cella dopo un'ora e gliele suona di santa ragione. Tornato a casa, confessa tutto alla madre, ma ella non ci crede; lui insiste ma la mamma copre le sue parole con una buffa canzonetta e gli spalma una pomata per lenire il dolore delle botte paterne. A'mamm e semp' a'mamm...
L'odissea di un wop è il rifiuto del protagonista di essere un italoamericano, è lo schifo per le proprie origini che egli cerca di nascondere a tutti i costi. Nel finale, però, avverrà un vero e proprio capovolgimento grazie all'aiuto di un cameriere...
Chiudiamo in grande stile con Casa, dolce casa. Qui è inutile riassumere la trama.
Dico solo che la scena familiare rappresentata (un pranzo per festeggiare il figlio tornato a casa dopo il periodo universitario) è emozionante dall'inizio alla fine.
Nei gesti della madre, negli sguardi della sorella, nelle frasi dei fratelli c'è l'essenza di cosa vuol dire tornare a casa dopo una lunga assenza e dover fare i conti con i propri cambiamenti che devono essere accettati e compresi dagli altri.
Soprattutto è stupendo il confronto e i ricordi del giovane con il padre.
Quelle speranze che si tramutano in disperazione, il pezzo di torta nella credenza e un verso meraviglioso tratto da L'universo misterioso:
E il numero totale delle stelle dell'universo è probabilmente qualcosa come il numero totale di granelli di sabbia di tutte le spiagge del mondo...

7 commenti:

  1. Oh lo so che non l'ha fatto,
    io lo so che non è ver,
    paraponzi-ponzi-pà,
    io lo so che non lo fa.

    E che delizioso profumo "di casa" anche quella torta di uova, formaggio, scorze di limone e cannella, no?
    Non per niente Bukowski disse di aver scovato l'oro in un immondezzaio cittadino.
    In quel caso si trattava di "Chiedi alla polvere" e aveva ragione: l'oro ormai lo aveva trovato!
    I racconti sono solo piccole pepite... è il resto dei romanzi a essere una miniera!
    Sono d'accordo però, certe chicche d'arte vera non sono per i comuni mortali.
    Camilla Lopez è andata via ma Arturo Bandini vive con noi!

    ...E quindi sei nato anche tu a Denver, eh? ;-)

    P.S.
    Che fine avrà fatto Portnoy intanto?

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  2. Vabbè m'hai scoperto, era una parentela abusiva. E' che mi piace affratellarmi con gli artisti che amo.
    Portnoy prosegue e presto parlerò pure di Ask the dust.
    Prima però, non so perchè, c'è da dar voce a Duchamp...

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  3. Ahahah! Su, che non era poi troppo abusiva...
    Inteso come italo-abruzzese il compatriota ci stava pure!
    Son curiosa del perché ci sia da dar voce a Duchamp... Io leggerei più volentieri se ci fosse da dare un urlo a Man Ray, ma se Duchamp preme è giusto non farlo attendere. :-)
    Thanks and good night!
    (Certo che 'sti captcha però... "Cakero"! Ahha!)

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  4. Così mi piace.
    Io parlo di Fante e tu vuoi Portnoy, io voglio dar voce a Duchamp e tu chiedi Man Ray...
    Cmq credo che i captcha seguano la qualità del blog...vedrò di impegnarmi di più.
    'notte ;)

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  5. Chiedi alla polevere è un bellissimo libro che mi ha aperto una porticina polverosa ma intensa di luce.
    Nel mio elenco delle opere desiderate in standby ci metto anche quetso, promesso .
    E grazie a te e Ydea delle belle cose che dite e che io, "gnorante" che sono, imparo.
    Buon inizio luglio

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  6. @ Andreij
    Ehi! Il mio thanks era perché su Fante concordavo in pieno. Perché questa auto-denigrazione?? Su con la vita!
    Secondo me ti impegni già in maniera eccellente.
    E poi il captcha è capitato a me quindi dovrei essere io ad andare a "Cakare"... ahahahah!

    @ Luce
    Prego! Anche io adoro imparare sempre cose nuove. (E quando vorrai leggere anche "Aspetta primavera, Bandini!" fammi un fischio e ti passo volentieri il pdf)
    Buon luglio anche a te.

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  7. @ Ydea
    Era un autodenigrazione autoironica; son malato d'ironia e autoironia, che ci posso fare? Con la vita ci sto su...alla prossima!!

    @ Luce
    Vai Luce, impariamo insieme divertendoci non è questo un colossale programma educativo!?!?!?
    A noi la Montessorei ce fa nà pippa.
    Buon luglio pure a te.

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