venerdì 1 luglio 2011

Odio la campagna perché è troppo verde

Si possono fare opere che non siano arte?
M. D.
Anni fa vidi un cesso firmato con un pennarello nero e mi dissero che era un'opera d'arte.
Successivamente mi capitò di osservare una ruota di bicicletta poggiata su uno sgabello da cucina e mi dissero che era un'opera d'arte dello stesso artista.
Così volli sapere chi era questo genio che riusciva a far passare sta roba per arte: ebbene l'artista era Marcel Duchamp.
Scriverò, pian piano, quello che Marcel ha lasciato nel mio cuore.
All'inizio del XX secolo tutte le avanguardie artistiche erano impegnate a negare la continuità con il passato: il non senso dadaista, lo spirito distruttivo del futurismo, una nuova idea di spazio del cubismo, l'impegno del costruttivismo, l'attenzione per l'automatismo e la parola del surrealismo. Duchamp cercava, in questo contesto, di porre la relazione arte-vita in una nuova prospettiva.
Pose l'uso della contraddizione quale condizione dell'arte. Assimilando il processo creativo del quotidiano, mirava alle "opere-non-d'arte", cioè progetti non realizzati e pensati per passare il tempo, per distrarsi: far reggere il maggior numero di oggetti sopra un tavolo e evitare il pericolo di farli cadere, fare un quadro o una scultura come si arrotola la bobina di un film.
Duchamp ha introdotto per l'opera e la pratica dell'arte alcuni interrogativi fondamentali: si può affermare che l'opera d'arte, con lui, più che poter essere definita, ha posto il problema storico, estetico e teorico della sua riconoscibilità, della individuazione, delle sue qualità e del suo senso.
Quando mise la ruota della bicicletta sullo sgabello, voleva osservare soltanto il movimento della ruota per se stesso e quando pensò che un oggetto qualunque poteva diventare un ready made (ovvero un oggetto "già fatto" con l'aggiunta di poche caratteristiche artistiche o estetiche) non era un rifiuto dell'arte ma di una diversa considerazioni delle sue possibilità.
L'arte poteva appropriarsi di oggetti qualsiasi per modificarne la funzione o aprire nuovi possibili del senso.
Facendo un confronto con Picasso si può dire che Pablo esercitò con le sue opere una grande influenza sul Novecento, Duchamp lo ha fatto per la negazione stessa della moderna nozione di opera.
Per Marcel l'opera d'arte doveva rinunciare a essere apparenza per diventare apparizione, termine quest'ultimo con il quale indicava non la fisionomia ma il processo, non la "logica" o l'essenzialità ma l'"emanazione". L'opera d'arte doveva essere "ridotta" al fatto qualsiasi, che non doveva essere unico, che poteva ripetersi ma limitatamente e che era in parte già fatto.
L'apparenza di un oggetto sarebbe dovuta divenire "apparizione" ovvero il calco, la deformazione o "riduzione" di un oggetto secondo una prospettiva che non permette più di osservarlo per quello che è usualmente. Tra somiglianza e differenza, tra moltiplicazione e rarefazione, l'opera d'arte era qualcosa di già fatto su cui si poteva soltanto intervenire per "aiutare" con piccoli interventi.
Ridurre, ridurre, ridurre era la mia ossessione - ma allo stesso tempo il mio scopo era di rivolgermi verso l'interno, piuttosto che verso l'esterno. E più tardi, in questa prospettiva, giunsi a pensare che un artista poteva impiegare qualsiasi cosa - un punto, una linea, il simbolo più o meno banale - per esprimere ciò che vuol dire.
La vera riduzione operata da Duchamp è stata nel sottrarre all'arte ciò che l'aveva resa convenzionale, fatta per essere giudicata, per essere bella, per farla tornare ad essere un possibile; l'arte poteva essere anche "brutta" e "indifferente".

15 commenti:

  1. da nikita: bravo leddino, pensavo che il prof di stefano fosse imbattibile, ma tu lo superi di gran lunga

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  2. Ma sai che sei proprio bravo?! Non hai mai pensato di fare il critico d'arte o la guida turistica nei musei? Parlo sul serio.

    L'arte concettuale non mi ha mai convinto molto, quando all'Accademia di Belle Arti di Firenze, al primo e unico anno di frequentazione mi dissero che il pennello era qualcosa di superato ci rimasi davvero male, penso che prima di fare la cacca in un barattolo o tagliare una tela bisognerebbe attraversare un lungo processo artistico.
    In effetti, i suoi dipinti mi piacciono abbastanza, soprattutto "Dulcinea".
    Ma non ho mai capito quale processo mentale dovrei seguire e quale facoltà estetica dovrei sviscerare con un cesso firmato?
    Mi dispiace, a costo di apparire ignorante, non riesco a tollerare che venga esposto in un museo.
    Anche perchè non è neanche un gesto provocatorio il suo.
    Se è concettuale, allora scrivi di arte e basta!:)

    Ma non sarà che hai un debole per lui perchè era un grande scacchista?:)
    (l'ho visto tra i tuoi interessi)

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  3. @ Nik grazie per aver avuto la voglia di leggere :*

    Bipo mi piace troppo la frase che hai scritto: "penso che prima di fare la cacca in un barattolo o tagliare una tela bisognerebbe attraversare un lungo processo artistico."
    Poi magari col tempo mi piacerebbe sapere qualcosa di più sul tuo anno accademico a Firenze e del perchè tu ne abbia fatto uno solo.
    Per Duchamp non ho un debole particolare, è solo il mio solito vizio di voler contenere tutto e tutti. Anche io guardo più i suoi dipinti (ma anche i disegni!) che i cessi o le ruote. (Dulcinea è bellissimo)
    Cmq sì, la prima volta che vidi di Duchamp era in una foto che giocava a scacchi e fumava un bel sigaro. Uno che gioca a scacchi fumando il sigaro merita la mia attenzione.
    Per il resto grazie delle belle parole, ma sono solo un apostolo della divulgazione artistica. Ho postato degli appunti che presi tempo fa. :)

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  4. Duchamp io lo vedo come un uomo di rottura, come può essere il la dodecafonia per la musica classica, ma il concetto in sè è molto intelligente: un fiore screziato è da solo un'opera d'arte ( della natura) bello, la testolina di una mosca è orrbile ma ach'essa un 'opera d'arte della natura , essendo perfetta nel suo mondo di insetto.
    l'arte poi è la rappresentazione di quello che abbiamo fuori che si guarda con gli occhi di dentro e che viene percepita a seconda della popropio vista interiore, quindi Duchamp secondo me ha voluto mettere questo in evidenza.
    Il suo "cesso" è perfetto come arte dell'utile e dell'umano e lui ha il merito di avercelo fatto notare.
    Bel post, complimenti per la omogeneità del discorso fatto di appunti.
    Buon fine settimana e divertiti! :-)

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  5. Presto detto Andrè:
    sostanzialmente perchè era complicato frequentare, studiare sui libri, praticare pittura e lavorare per riuscire a mantenermi interamente.
    E poi perchè mi ha deluso molto l'impostazione del corso e l'unico prof che stimavo come artista, come uomo, come prof, lo hanno trasferito dopo poco all'Accademia di Palermo!
    Ironia della sorte...

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  6. @ Luce
    e meno male che Marcel me l'abbia fatto notare, altrimenti avrei continuato a defecare sul comodino ;-)

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  7. ahahahahhahahahahahhaahhaha


    vi rispondo dopo, ora son troppo impegnato a spanciarmi

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  8. Muahahahahahahahahahahahahahahahahahah!!!
    Finisco di spanciarmi pure io e arrivo...

    Andreij sei bravissimo sul serio (e anche il titolo del post lo conferma), ma in questo caso condivido parola per parola tutto ciò che ha scritto Orsa. Mi ha tolto tutte le parole di bocca (o di tastiera?) e non mi resta altro che apparire ignorante anch'io.
    Però ammiro Marcellino, perché se non fosse stato riluttante ad accettare le abituali regole del buon senso artistico, probabilmente non sarebbe diventato Duchamp.

    @Orsa
    Scendi da quello sgabello adesso! È pericoloso pedalare in quel modo!! :-)

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  9. "Sticasi"

    (Ahahah! Il captcha colpisce ancora!)

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  10. @ Luce, interessanti le tue parole e suggestivo il paragone con la musica dodecafonica (4 minuti pr scriverla, sta parola)

    @ Bipo, in Italia soprattutto è difficilissimo studiare-lavorare-fare arte perchè lo Stato non aiuta, il lavoro per mantenersi è un casino e le città carissime.
    Sei piccola e fetentona :*

    @Ydea sei stata brava con "riluttante ad accettare le abituali regole del buon senso artistico", vuol dire che siamo sulla stessa lunghezza d'onda nei confronti di Marcel.

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  11. ops...ho fatto un paradosso non gradito...

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  12. no no :)
    solo che non avevo capito il senso di quel "piccola".
    Nemmeno adesso ma va bene uguale :)

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  13. :)
    Scusami, a volte razionalizzo troppo...

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