lunedì 9 luglio 2012

Pensieri strangolati (1)

Primo dovere, al momento di alzarsi: arrossire di se stessi.
Ormai è estate.
Caldo, sole che spacca le pietre, una luce straripante sommerge uomini e cose, la spiaggia, il mare, le ragazze in costume, le vacanze, i viaggi, serate in giro con la comitiva, bar, cocktail, felicità e spensieratezza a tutto spiano.
Proprio per questo, mi pare giusto leggere e proporre Emile Cioran, scrittore funereo pessimista plumbeo grigio…autunnale. Insomma, oppongo un poetico e malinconico 2 novembre al chiassoso e disturbante 15 agosto. Cimitero contro ferragosto.
In questo caso specifico, parlo di pensieri filosofici strangolati e non di ciarle estive da ombrellone.
Cominciamo dall’odio, giacché parlare d’amore mi annoia da morire. Si è finiti, si è morti-vivi, non quando non si ama più, ma quando non si odia più. L’odio conserva: è nell’odio, nella sua chimica, che risiede il “mistero” della vita. Non per caso è il miglior ricostituente che sia stato trovato fino ad oggi, tollerato inoltre da qualsiasi organismo, per quanto debole.
E ora vi dico in che modo sono teologo e non credente: bisogna pensare a Dio e non alla religione, all’estasi e non alla mistica.
La differenza fra il teorico della fede e il credente è grande quanto quella fra lo psichiatra e il matto.
Viva la sciocchezza: è proprio di una mente ricca non retrocedere di fronte alla sciocchezza, spauracchio dei delicati; di qui la loro sterilità.
Che cos’è un “contemporaneo”? Uno che ci piacerebbe ammazzare, senza sapere bene come.
Che cos’è la raffinatezza? È un segno di vitalità deficiente, in arte, in amore e in tutto.
Che cos’è la vita? È lo stiracchiamento di ogni istante fra la nostalgia del diluvio e l’ebbrezza del tran tran.
Il famigerato problema dell’essere (dedicato ad Heidegger). La cosa più difficile al mondo è mettersi al diapason dell’essere, e afferrarne il tono.
L’intelligenza va avanti solo se ha la pazienza di girare in tondo, cioè di approfondire.
L’affermazione più stupida pronunciata dall’antichità ad oggi? Spetta ad Origene quando scrisse: “Ogni anima ha il corpo che si merita”.
Tutti i nostri pensieri sono in funzione delle nostre miserie. Se comprendiamo certe cose, il merito va alle lacune della nostra salute, unicamente.
Faciteme campa’. Vi chiedono atti, prove, opere – e tutto quello che potete produrre sono pianti trasformati.
Altro che esperanto de sta ceppa. Sogno una lingua le cui parole, come pugni, fracasserebbero le mascelle.
Chimera assoluta. Concepire un pensiero, un solo e unico pensiero – ma che mandasse in frantumi l’universo.
Amleto amore mio. Non esiste un mezzo per dimostrare che è preferibile essere piuttosto che non essere.
Finale creativo. Soltanto entro i limiti in cui non ci conosciamo, possiamo realizzarci e produrre. Fecondo è colui che s’inganna sui motivi dei propri atti, colui a cui ripugna soppesare i propri meriti e difetti, che intuisce e teme il vicolo cieco dove ci conduce la visione esatta delle nostre capacità. Il creatore che diventa trasparente a se stesso non crea più: conoscersi è soffocare i propri doni e il proprio demone.

5 commenti:

  1. Non è colpa di Origene se sei un uomo brutto e soppesare il proprio malessere non è sempre segno di fecondità

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    1. La colpa di Origine è solo quella di aver scritto una stronzata (da cristiano qual era) visto che un'anima bella può abitare in un corpo brutto e viceversa.
      Per fecondare il proprio malessere bisogna essere artisti, altrimenti rimani semplicemente un ansioso-depresso di merda.

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  2. pure permaloso guarda un pò

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