venerdì 24 giugno 2011

Apocalisse blu

Una notte cupa e senza stelle, gravava sull’addormentata città di Trafalmignòt.
Neanche la luce argentea della luna rischiarava un po’ quel fosco panorama perché coperta da nubi minacciose. Nella vicina foresta di Merdràl i gufi e le civette intonavano il loro canto sinistro fatto di striduli versi, mentre i lupi si aggiravano affamati tra gli alberi e i cespugli.
In una radura della foresta si erano accampati alla bell’e meglio Belisario di Cappadocia, valoroso cavaliere errante e il suo fedele scudiero Crapone Menefregazzo. Presto, l’aurora dalle dita rosate venne a scacciare quell’atmosfera demoniaca dipingendo in cielo uno dei rari spettacoli che siano riusciti a Dio nella Creazione. A oriente, come al solito, sorse il poderoso astro solare che con i suoi raggi andò a bussare, delicatamente, sulle palpebre di Belisario.
Il prode cavaliere aprì gli occhi, stiracchiò le braccia e balzò in piedi con slancio. Raccolse la bisaccia che aveva appesa ad un ramo e si bagnò vigorosamente il viso. Poi a gran voce chiamò Crapone.
“Ehy, Crapone, sveglia! Ci aspetta un’altra gloriosa giornata piena di fantastiche avventure!”
“Mi scusi, vossignoria,” disse Crapone con la voce ancora impastata dal sonno, "prima delle avventure non potremmo fare una tappa alla locanda? Son due giorni che non mangiamo...”
“Taci, o gretto plebeo! Quello che conta sono le imprese memorabili! Mangeremo quando capiterà. Vai a prendere i cavalli piuttosto, dovremo affrontare una lunga cavalcata verso la lontana città di Postriboli"
Crapone, ammutolito dalla sferzata del suo padrone, andò a prendere i cavalli mentre lo stomaco emetteva l’ormai consueto brontolio. Dopo circa tre ore che cavalcavano, i nostri eroi giunsero nei pressi del fiume Olezz e Belisario decise di fare lì la prima sosta per riposare le stanche membra e far abbeverare i cavalli. Indi smontarono e con le briglie in mano si diressero verso il fiume quando, sulla riva, scorsero un poderoso cavallo nero.
“Guardi Signore, che bel cavallo!”, urlò Crapone entusiasta.
“Ssssh, Crapone! Non fare rumore! Voglio avvicinarmi piano piano, per catturarlo. E’ davvero una magnifica bestia. Lo monterò io e a te darò il mio così non sarai più costretto a stare in groppa di quel ronzino fetente”
“Grazie, Signore”
“Prego, ma ora sta fermo e zitto. Non vorrei che la nostra preda scappasse”
Crapone serrò le labbra e restò immobile come una statua di cera mentre Belisario quatto quatto si avvicinava all'agognato morello. Appena il temerario cavaliere ebbe fatto qualche passo, il cavallo alzò la testa e guardò Belisario continuando a ruminare la sua erba. Belisario si arrestò e fissò, a sua volta, il cavallo negli occhi. Continuarono a fissarsi per un po’ finché l'equino disse: “E allora? che facciamo?”
A Crapone per poco non prese una sincope e spaventato gridò: “Signore il cavallo ha parlato!!”
“Ho sentito, Crapone. Guarda, ha una stella bianca sulla fronte. Dev’essere il leggendario Ducefalo, il cavallo magico”
Quindi si rivolse al quadrupede parlante. “Sei tu Ducefalo, il cavallo dai mille prodigi?”
“Sì, sono Ducefalo, ma perché dici mille prodigi? L’unico prodigio che so fare è quello di riuscire a godere anche se mi hanno castrato da cucciolo”
“Ah, e come fai?”
“Alzo la coda"

9 commenti:

  1. Non c'è l'opzione: "ma che minchia hai scritto?" :)

    Illuminami come solo tu sai fare! ;-)

    RispondiElimina
  2. Ahahahahah bellissimo! Certo che se alla locanda avessero bevuto essenza di finocchio e il cavallo si fosse nomato Sten, non vi avrei trovato alcunché di strano...

    RispondiElimina
  3. niente Bipolume, solo un divertissement scritto nel passato su un cavallo costretto all'omosessualità equina dalle circostanze, con un omaggio a Franz Marc e a don Chisciotte.

    Giovà, è il tuo onomastico, quindi ti persono per aver menzionato l'essenza di finocchio...

    RispondiElimina
  4. AHAHAHAHAHAH! Non l'avevo visto che l'hai aggiunto (per me!)adesso ci clicco su! :)
    Sei in gamba perchè non "te la tiri" mai come invece fanno alcune personcine saccenti...

    RispondiElimina
  5. ho provato a tirarmela, ma tanto non si allunga, quindi è un gesto inutile.

    RispondiElimina
  6. Il riferimento era a Quenau, non fosse stato per questo l'essenza di finocchio sarebbe stata un pleonasmo dato il finale... ;)

    RispondiElimina
  7. casomai "non te lo tiri"..molto bello Marc&Don Chisciotte

    RispondiElimina
  8. sono siciliana, per cui è LA minchia!;-)

    RispondiElimina