sabato 5 marzo 2011

Wittgenstein e la musica Classica (pensieri sparsi)

Fenomeni affini al linguaggio in musica e in architettura. L'irregolarità significativa – nel gotico, ad es. (mi vengono in mente anche i campanili della cattedrale di san Basilio). La musica di Bach è più simile al linguaggio che non quella di Mozart e di Haydn. I recitativi dei bassi nel quarto movimento della Nona Sinfonia di Beethoven. (Confronta anche l'osservazione di Schopenhauer sulla musica universale composta per un testo particolare).
Che cosa manca alla musica di Mendelssohn? Una melodia “coraggiosa”?
Bach ha detto che tutto ciò che ha fatto è frutto della sua applicazione. Ma una simile applicazione presuppone appunto umiltà e un'immensa capacità di soffrire, quindi un'immensa forza. E colui che dopo tutto questo sa esprimersi alla perfezione, ci parla appunto il linguaggio di un grande uomo.
Vi sono problemi ai quali non mi accosto mai, che non si trovano nella mia linea o nel mio mondo. Problemi dell'universo di pensiero occidentale, ai quali Beethoven (e forse in parte Goethe) si è accostato e coi quali ha lottato, ma che nessun filosofo ha affrontato davvero (forse Nietzsche è ad essi passato vicino). E forse sono problemi perduti per la filosofia occidentale, cioè non vi sarà più nessuno che sentirà e quindi potrà descrivere il procedere di questa civiltà come un'epopea. O meglio, essa non è più propriamente una epopea, oppure lo è solo per chi l'osserva dall'esterno, ed è forse questo che ha fatto Beethoven, con preveggenza (come ha accennato una volta Spengler). Si potrebbe dire che la cultura del progresso deve avere il suo poeta epico in anticipo. Così come si può solo prevedere la propria morte e descriverla contemplandola in anticipo, e non riferirne da testimoni diretti. Si potrebbe anche dire: se tu vuoi veder descritta l'epopea di tutta una civiltà, devi cercare fra le opere dei suoi esponenti più grandi, in un'epoca cioè in cui la fine di quella civiltà poteva essere solo prevista; dopo, infatti, non c'è più nessuno che la possa descrivere. E per questo non vi è affatto da meravigliarsi se l'epopea è scritta nell'oscuro linguaggio del presagio ed è comprensibile a pochissimi.
Ai tempi del film muto suonavano come accompagnamento tutti i classici, ma non Brahms e Wagner. Non Brahms, perchè è troppo astratto. Posso immaginare una scienza emozionante accompagnata da una musica di Beethoven o di Schubert e che dal film mi derivi una certa comprensione di quella musica. Ma questo non vale per la musica di Brahms. Invece Bruckner per un film va bene.
Si può dire di una sinfonia di Bruckner che ha due inizi, l'inizio del primo pensiero e quello del secondo. Questi due pensieri non si comportano fra loro come consanguinei, bensì come marito e moglie.
La Nona di Bruckner è come una protesta contro la Nona di Beethoven ed è per questo che diventa sopportabile, il che non sarebbe se intesa come una sorta di imitazione. Il suo comportamento verso la sinfonia di Beethoven è molto simile a quello del Faust di Lenau nei confronti del Faust goethiano, e cioè del Faust cattolico rispetto a quello illuminista, ecc., ecc.
L'ironia nella musica. In Wagner, ad es., nei Maestri Cantori. Incomparabilmente più profonda nel primo movimento della Nona, nel Fugato. Vi è qualcosa qui, che corrisponde nel discorso all'espressione di una felice ironia.
Avrei anche potuto dire: il deforme nella musica. Nel senso in cui si parla di lineamenti deformati dall'afflizione. Quando Grillparzer dice che Mozart ha ammesso nella musica solo “il bello”, vuol dire, credo, che egli non ha ammesso il deforme, l'orrido, che non si trova nulla nella sua musica che a esso corrisponda. Non dico che questo sia vero al cento per cento; ma, ammesso che sia così, è un pregiudizio di Grillparzer che non potesse essere che così. Se la musica, dopo Mozart (naturalmente soprattutto con Beethoven), ha ampliato la sua area linguistica, non è un fatto che si debba apprezzare o deplorare; il fatto è che si è venuta mutando così. Nell'atteggiamento di Grillparzer vi è una sorta di ingratitudine. Vorrebbe avere un altro Mozart? Potrebbe immaginarsi che cosa comporterebbe ai nostri giorni un uomo così? Avrebbe potuto immaginarsi Mozart, se non lo avesse conosciuto? Qui anche il concetto de “il bello” ha creato qualche danno.

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