giovedì 23 giugno 2011

Il marxismo del vino polacco annata '69 [seconda parte]

Per Marx, la storia deriva dalla necessità dell’uomo di dominare tecnicamente la natura.
La crescente coscienza dell’umanità le ha poi permesso di organizzare una società e uno Stato che sono prima di tutto un sistema di produzione di beni. L’aspetto primario consiste nel fatto che in questa organizzazione, un uomo deve essere sottomesso è sfruttato da un altro uomo, per poter giungere all’accumulazione dei beni.
L’uomo che fa parte di un gruppo è soggetto alla sua legge, che esige la forza, e questa forza è la conseguenza dello sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo: ad esempio, l’esercito, o gli schiavi, le caste, i differenti livelli nei sistemi feudali, le classi.
È l’uomo che costringe l’uomo a lavorare.
Tocchiamo, ora, una questione molto cara a Marx, ossia la massa degli sfruttati.
La massa degli sfruttati soggiace alla classe dominante che crea le sovrastrutture come la filosofia, la religione, la legge, che, per dirla in breve, organizza la coscienza.
Le sovrastrutture servono a perpetuare lo sfruttamento.
Ad esempio la religione afferma che ogni autorità deriva da Dio, che coloro che sono infelici in questo mondo andranno in paradiso, per cui il senso profondo, l’unico, della religione consiste nel trasferire la giustizia in un altro mondo.
Marx illustra come la religione cristiana e la filosofia funzionino come sovrastrutture.
Il cristianesimo, che all’inizio ha avuto il carattere di una rivoluzione degli schiavi di Roma, ha tuttavia sempre mantenuto un fondamento metafisico: Dio, su cui ha edificato la Chiesa, ossia uno strumento di sfruttamento. Quando consideriamo la morale vigente, vediamo che essa consiste essenzialmente nel conservare il diritto proprietà e nell’imporre i valori borghesi al proletariato.
Marx si scaglia anche contro la filosofia; tant’è che egli non si considerava un filosofo e cercava un’uscita dalla filosofia. Basta ricordare la celebre XI tesi su Feuerbach:
I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta però di mutarlo.
Marx considerava la filosofia come essenzialmente speculativa, non impegnata a trasformarlo sto cazzo di mondo. Il peccato capitale della filosofia è quello di rifugiarsi nella metafisica.
È la ragione separata dalla sua base, una sovrastruttura che cerca di nascondere le proprie origini, che cerca valori assoluti e non si cura delle necessità umane. Anche le nostre leggi costituiscono un sistema che tende a consolidare il diritto di proprietà e di sfruttamento. Qui il marxismo denuncia la mistificazione, proprio come Freud, o Nietzsche. Anch’essi l’hanno fatto, dimostrando che dietro i nostri “nobili” sentimenti si nascondono i complessi, le viltà, il sudiciume della vita. È uno dei grandi meriti di Nietzsche, che ha operato una critica estremamente perspicace degli atteggiamenti considerati puri, dimostrando che il nostro pensiero è fatto della stessa materia di tutte le altre cose.
Tutto questo ci permette di scoprire, per così dire, la prima natura dell’uomo. La seconda è una natura deformata dagli uomini, dalle necessità di questo sistema di sfruttamento che è stato chiamato società, e il cui scopo è di produrre beni. Il sistema economico in cui ci troviamo deforma la nostra coscienza.
Abbiamo visto come per il marxismo la religione, la morale, la filosofia si pongano quale unico fine la mistificazione, il mantenimento dello schiavo nella sua schiavitù.
Giungiamo, ora, alla famosa teoria del plusvalore.
I capitalisti, ossia i membri della classe dominante, comprano il lavoro come se fosse una merce, cioè al miglior prezzo possibile. Questo miglior prezzo consiste in quello di cui l’operaio ha bisogno per nutrirsi e generare i figli.
Il plusvalore si crea perché l’operaio rende molto di più del salario che riceve; il resto va al capitalismo. Questo è il plusvalore.
Il lavoro dell’operaio è soggetto, come tutte le merci, alla famosa legge economica di Adam Smith, secondo la quale se l’offerta è maggiore della domanda, la merce si deprezza.
Questa legge spiega il processo di svalutazione. Per frenare la svalutazione bisogna aumentare l’offerta, ossia la produzione.
Se si svaluta la moneta, è necessario metterne in circolazione una sempre maggiore quantità. Poiché il plusvalore finisce nelle tasche del capitalismo, gli operai devono offrire il proprio lavoro a prezzi sempre più bassi. Si determinano così la svalutazione del lavoro e l’aumento del capitale, che è una forza anonima, al di fuori dell’umano, e questo dà luogo alla famosa alienazione. L’uomo alienato, ossia che non può essere se stesso, è costretto a produrre come una macchina, anziché avere una propria vita.
Il plusvalore è una delle teorie più affascinanti e complesse di Marx, ma ora, essendo ingestibile, vorrei concludere il post facendo una considerazione controversa sul controverso capitalismo.
Il capitale serve a creare nuova ricchezza, e lo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo non ha come fine la felicità dell’individuo. Il capitalismo non favorisce unicamente il capitalista, che può consumare solo entro certi limiti: ad esempio, non può comprare più di cento cappelli, o più di uno yacht all’anno. E il resto del suo denaro dove finisce? A creare altre fabbriche, altre industrie, e in questo modo la potenza tecnica dell’umanità si accresce. Lo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo non favorisce solo pochi individui, ma è piuttosto una necessità fondamentale del progresso umano, che è estremamente complesso.

Ci rivediamo nella terza parte, ove parleremo della rivoluzione.

12 commenti:

  1. Scusi professore, potrebbe spiegare meglio perchè lo sfruttamento tra uomini è una necessità fondamentale del progresso umano?
    Di quale progresso stiamo parlando nello specifico?

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  2. Mi stavo un po' interrogando sul capitalismo e i paradossi dell'umana condizione.
    Sembra quasi che se non c'è lo sfruttamento la produzione non si incrementa.
    Mi è sempre rimasta in mente questa frase: "La vita è dura; se non costringete gli uomini a lavorare, è ovvio che non lavoreranno".
    Sono ancora pensieri in fieri...dovrò riflettere meglio sulla relazione tra sfruttamento e progresso. Cmq il progresso al quale mi riferivo è quello tecnico-produttivo, non di qualità della vita o giustizia sociale.
    :)

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  3. ma infatti la produzione, dal mio punto di vista, non dovrebbe più essere incrementata.
    Sarà perchè io sono per la decrescita felice...

    Il progresso tecnico dovrebbe migliorare la qualità di qualunque cosa si acquisti, a te risulta?
    Il mese scorso ho dovuto ricomprare una macchina fotografica semplicemente perchè si era rotto lo sportellino delle batterie, esiste un nome SPECIFICO per questo (ma al momento non mi viene in mente)produrre cioè "cose" preventivando la loro facile rottura in modo tale che se ne comprino e quindi producano maggiormente.
    Quindi continuo a non capire di quale progresso tecnico si parli.

    Paradosso è la parola giusta infatti...

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  4. sì, ho capito cosa intendi.
    ora non mi viene in mente la parola, ma in controluce mi ricorda la storia del fallimento dell'economia dei nativi americani che producevano cose che non si rompevano mai (la storia dei mocassini che duravano oltre 20 anni...)

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  5. non so, non conosco questo processo economico fallimentare ma a me non sembra una cattiva idea produrre cose che non si rompano mai.
    A parte la religione, credo che il modo in cui si sviluppi l'economia internazionale sia la causa di uno dei mali principali dell'umanità.

    Così parlò Bipothustra! :)

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  6. vero, ed è un campo che mi attira molto. il mio libro estivo sarà un libro economico, pensa te come sto inguaiato.

    cmq ormai sono un seguace di Bipothustra :)

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  7. lasciamo stare i danari perchè se dovessimo fare a gara a chi sta più inguaiato, vincerei un premio.

    A titolo informativo: sappi che chiunque abbia provato un qualche interesse per me, statisticamente è risultato essere un soggetto disturbato :)

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  8. bè, io sono un soggetto disturbato.
    ma non preoccuparti, sono inoffensivo, discreto e cerco di non essere inopportuno nè fastidioso.

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  9. Andreino, la seconda parte potevi ometterla...


    (Non mi sono preoccupata nemmeno quando, negli anni '80 ho pernottato in un casolare di Scandicci)
    :)

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  10. i tuoi anni '80 tra campetti siciliani e casolari toscani sono interessanti.
    vedi? che ci posso fare, m'interessa leggere quello che scrivi.
    tieni una bella capa e poi sei un'artista...

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  11. tieni duro, vedrai che verrai fuori dal tunnel! ;-)

    Notte Prof, domani alle FACCHIN 6.30 ho la consueta scossa cerebrale :(

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  12. notte Bipolevataccia...
    s'i troppa simpatica :)

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